2020 Fashion work

We are finally close to the end of this surreal, destabilising and stressful year. I won’t repeat how these past months have affected my work or personal life, but I simply want to share some fashion images I had the joy and fortune to create before the second wave of the pandemic prevented me again from shooting. Let me also wish you a 2021 full of the happiness, the health, the strength this year has stolen from your life. Let the hope fill your heart always!

©2020 Flavia Catena

From TOFT Winter Collection with model Dene Moore

From Kintsugi Clothing collection with egyptologist and Oxford university professor Elizabeth Frood

From I’mdividual 2020 Clothing collection with model Martina Sukupova

Portraits of Bethan

I still have mixed feelings about planning and working on personal projects, being the earthquake that is shaking the world (of course the present pandemic) a threat we have not learned how to deal with yet. Because of this and because I was luckily busy with commissions, I organised very few test shoots this autumn so far. The one I am sharing with you is the first done after over a month away from the camera (excluding when I used it as a tourist in Italy), with the idea to capture portraits that could look as natural as possible. Editing was also kept at its minimum and the model was barely wearing any make up. I believe that, especially in a time like this, simplicity, honesty, even in photography, is what we need more.

Model: Bethan Ellis

Portraits at Oxford University parks – Tobi

August is here already, but despite the heat, the bright days and a closet full of linen dresses, I keep fighting against that feeling you get when missing something. And I miss summer. I need to wake up and be greeted by the sea, I need to smell orange blossoms and jasmine’s flowers, to pick some fresh sweet fruit from a tree and eat it, and get to sleep with the window open over a deserted field. The lockdown brought lot of nostalgia in my life, and photography, when I have the chance to work, helps me connect with the present, pushing the past away for a little while.

A few weeks ago, I met and photographed a lovely model based in Oxford, Tobi. We walked around Oxford University parks, and discovered a magic hidden spot I had never seen before, where tall, emerald grass was bowing to the wind, under whispering trees. Can you imagine, as I do looking at the photographs, a fairy moving from beam to beam, in a white long dress?

Model: Tobi Stevens

©2020 Flavia Catena

Tobi_FlaviaCatena_20riTobi_FlaviaCatena_18riTobi_FlaviaCatena_21riTobi_FlaviaCatena_23riTobi_FlaviaCatena_14riTobi_FlaviaCatena_02riTobi_FlaviaCatena_04riTobi_FlaviaCatena_05riTobi_FlaviaCatena_06riTobi_FlaviaCatena_08riTobi_FlaviaCatena_riTobi_FlaviaCatena_12ri

 

A story from our time – La folla

There are days I fear the sun will never set and I will find myself trapped in a never ending loop of fears, boredom, despair and nostalgia, but some days are on the contrary too short for all the things I would like to do. I suppose these are feelings we are all having while isolated at home with the world outside fighting the invisible enemy.

When I wake up in the morning, I take a few minutes to reflect on how to spend the hours ahead, if working on my photography business, in the way I can, if reading all the books I could not finish in these past months, if studying all the things I have not even studied during my University years, or if writing, collecting present impressions, reviving past ideas, and letting my imagination free, which means to create just for the sake of it, and to be happy in the moment. Well, the short story I am sharing with you today (I am very sorry, but it is just for the Italian readers!) was not something I had thought about for very long, but rather something I used to contain the emotions of the time we live in.

Below are also some recent photographs done in collaboration with fashion designer Bianca Elgar and with beautiful model Opor Kunk.

La folla

  L’uomo aspettò che la folla si fosse dissipata prima di rimettersi in cammino. Così qualcuno incrociato per strada gli aveva detto di fare, e lui, senza porsi alcuna domanda, aveva seguito il consiglio.
La piazza fumava di sole, e la luce che rimbalzava dalle finestre dei palazzi rendeva abbagliante anche l’aria. Seduto all’ombra di una grande statua il cui volto brunito e consumato dal tempo appariva ormai irriconoscibile, l’uomo seguiva con gli occhi la scia d’ombra lasciata dall’ultimo gruppetto di donne che gli era passato davanti. Erano in cinque, tutte vestite di bianco, ampi cappelli di paglia stretti sulle tempie, e sandali slargati, di quelli che alleggeriscono la stanchezza dei piedi e danno sfogo ai gonfiori delle caviglie. Dal modo in cui si guardavano intorno, fotografando con gli occhi, laddove prive di altri mezzi, la bellezza che si lasciavano alle spalle, si capiva che quella fosse la loro prima volta in città.
Senza fretta l’uomo si mosse dal suo angolo d’ombra dopo averle viste sfociare rumorosamente nelle stradine intorno alla piazza. Casa sua non era molto distante; poteva vederla, spingendo lo sguardo attraverso l’arco di mattoni che dalla chiesa dei gesuiti, costeggiando un sentiero fitto d’alberi, portava a un cortile raccolto e da lì al quartiere in cui aveva sempre vissuto, in cui erano nate sua madre e sua nonna, e in cui entrambe, sotto i suoi grandi occhi verdi, se n’erano andate diversi anni prima.
Aveva ormai quasi raggiunto la chiesa e l’arco, quando un nuovo gruppo, misto di uomini e donne, gli sciamò davanti. In realtà, non si capiva neanche esattamente da dove venissero tutte quelle persone; pareva uscissero da ogni anfratto della terra e calassero insieme a ogni raggio di sole scoccato dal cielo, moltiplicandosi una volta raggiunto il suolo. Di colpo, la porta della chiesa si aprì, e pure da quella ne sgusciarono una trentina, forse di più. L’uomo cercò di contarli, ma perse il filo. La sua bocca secca faceva fatica a scandire anche un solo numero, e la sua mente, silenziata dallo stupore, ne era altrettanto incapace.
“Tieniti lontano dalla folla!”. Le parole udite poco prima da uno sconosciuto gli risuonarono alle orecchie.
Pur non riuscendo a immaginare la ragione che stava dietro a quel monito, l’uomo sentì improvvisamente di essere davvero in pericolo. Fu come una premonizione, qualcosa a cui la sua mente e il suo cuore reagirono in contemporanea. Allora spinse gli occhi oltre la folla, verso quei rari, sfuocati punti in cui il cemento della città tornava a vincere sul brulicare dei corpi molli, pigiati tra loro, gonfi di sole e risate incontrollabili. Se avesse aspettato di capire in che direzione ciascuno dei gruppi si sarebbe mosso, forse avrebbe potuto precederne gli ultimi passi e trovare una via di fuga nel mezzo di quelli.
Solo che l’attesa, quella volta, si dimostrò più difficile di quanto avesse sperato. La folla raddoppiò, triplicò in volume. La gente prese a calarsi dalle finestre, dalle terrazze, urlando come scimmie, per poi atterrare sul marciapiede senza neanche un graffio e con sul viso l’espressione serafica di un bambino che si è appena risvegliato da un sonno ristoratore. Anche le saracinesche delle botteghe chiuse si aprirono, e donne statuarie, rotonde, talune flaccide, iniziarono a sfilare sul marciapiede di fronte. In braccio ad alcune c’erano neonati che i loro ventri molli sembravano aver partorito da poco; altre, invece, stringevano filoni di pane come mazzi di fiori, facendoli odorare alle compagne intorno.
In men che non si dica, l’uomo, stordito dal frastuono e confuso, si trovò circondato, e capì che evitare la folla fosse non solo impossibile quanto pericoloso. Avrebbe dovuto andarle contro, remare in direzione opposta alle onde, quando l’unica scelta possibile, a quel punto, sembrava di seguirla o addirittura abbandonarsene. Spinse dunque lo sguardo verso il cielo, come per prendere fiato, e quando una raggiera di visi gli si parò davanti, sostituendosi alle nuvole, allora iniziò a correre, a scansare le braccia che gli calavano addosso, i petti che lo spingevano, i piedi contro cui i suoi talloni si trovavano a sbattere, e a schermarsi con un fazzoletto di stoffa dagli spruzzi di saliva che lo bagnavano e offendevano. In pochi minuti il rumore dei corpi ammassati, il caldo emanato da quelli che si sommava al caldo della giornata, l’aria rimbombante di parole incomprensibili, forse attinte a lingue diverse, sovrastò del tutto l’assediato che così cadde.
La folla, proprio quella da cui avrebbe dovuto tenersi lontano, lo travolse, e non ci fu modo, per lui, di rialzarsi, se non a sera, dopo che il mondo intero gli fu passato addosso, egoista, cieco, irrefrenabile. La prima cosa su cui i suoi occhi andarono a posarsi allora fu la chiesa, poi l’arco di mattoni, e giù in fondo la sua casa. La luce dello studio era accesa. Ebbe la sensazione che dall’altra parte ci fosse la moglie che, come ogni giorno, ordinava i libri che lui aveva lasciato sparpagliati sulla scrivania. Avrebbe voluto chiamarla, pur sapendo che non sarebbe mai riuscita a sentirlo, ma la sua voce, già prima fioca, gli rimase intrappolata in gola. Si alzò; respirava a fatica, e anche il suo respiro non produceva suono.
Costeggiati i negozi chiusi, si specchiò su ciascuna delle loro vetrine, e in quel momento lo vide. Vide, in carne ed ossa, il motivo per cui avrebbe dovuto evitare a tutti i costi quell’orda senza controllo. Un uomo che non gli somigliava più storceva la bocca sul riflesso del vetro; sembrava quasi avesse una maschera cucita sulla carne, impossibile da togliere. I suoi capelli erano passati dal grigio al bianco candido, la sua pelle si era raggrinzita, rughe profonde, spesse, avevano allentato le sue guance, e tolto mobilità alle sue mani. Il sangue affiorava già alle sue labbra.
Pensò allora alla moglie, ed ebbe paura che lei non lo avrebbe riconosciuto, o che addirittura non avrebbe fatto in tempo a raggiungerla, a dirle addio. La luce accesa nel suo studio si era fatta più fioca; sembrava lontanissima, lontana la casa, lontana la città stessa. Restavano una piazza vuota e un cielo insolitamente stellato.

©2020 Flavia Catena

FashionPhotography_BiancaElgar_FlaviaCatena_01FashionPhotography_BiancaElgar_FlaviaCatena_02FashionPhotography_BiancaElgar_FlaviaCatena_03FashionPhotography_BiancaElgar_FlaviaCatena_04FashionPhotography_BiancaElgar_FlaviaCatena_05FashionPhotography_BiancaElgar_FlaviaCatena_06FashionPhotography_BiancaElgar_FlaviaCatena_07FashionPhotography_BiancaElgar_FlaviaCatena_08FashionPhotography_BiancaElgar_FlaviaCatena_09FashionPhotography_BiancaElgar_FlaviaCatena_10FashionPhotography_BiancaElgar_FlaviaCatena_11FashionPhotography_BiancaElgar_FlaviaCatena_12FashionPhotography_BiancaElgar_FlaviaCatena_13FashionPhotography_BiancaElgar_FlaviaCatena_14FashionPhotography_BiancaElgar_FlaviaCatena_15FashionPhotography_BiancaElgar_FlaviaCatena_16

Portraits in Oxford and London

“Hope” is the thing with feathers
That perches in the soul
And sings the tune without the words
And never stops – at all
And sweetest – in the Gale – is heard –
And sore must be the storm –
That could abash the little Bird
That kept so many warm -I’ve heard it in the chillest land –
And on the strangest Sea –
Yet – never – in Extremity,
It asked a crumb – of me.” Emily Dickinson, Hope is the thing with feathers

Here are a few portraits taken at the end of last year to some beautiful and talented girls I worked with in Oxford and London, focusing on natural beauty and candid moments.

Alisa
Alisa_FlaviaCatena_03riAlisa_FlaviaCatena_07riAlisa_FlaviaCatena_02riAlisa_FlaviaCatena_12riAlisa_FlaviaCatena_16riAlisa_FlaviaCatena_17riAlisa_FlaviaCatena_24riAlisa_FlaviaCatena_26ri
Odella
Odella_FlaviaCatena_02riOdella_FlaviaCatena_11riOdella_FlaviaCatena_15ri
Agnessa
Agnessa_Test_04riAgnessa_Test_07riAgnessa_Test_12ri

Jen – Natural beauty portraits

I haven’t post in a while, as busy with work first and then happily distracted by the sun, the blue sky, and the sea! I have been in Berlin for a few days, and in Italy for two weeks. I still can’t believe holidays are finished already! Could summer repeat itself again and again?

I have so many photos still unpublished, so I will start from a test done at the end of last spring. Jen was stunning without make up; I feel her natural beauty and bright personality really stand out from every image we took! Do you agree with me?

Model: Jen White

©2019 Flavia Catena

JenWhite_FlaviaCatena_02riJenWhite_FlaviaCatena_06riJenWhite_FlaviaCatena_08riJenWhite_FlaviaCatena_11riJenWhite_FlaviaCatena_10riJenWhite_FlaviaCatena_15riJenWhite_FlaviaCatena_14riJenWhite_FlaviaCatena_19riJenWhite_FlaviaCatena_17riJenWhite_FlaviaCatena_03rJenWhite_FlaviaCatena_21riJenWhite_FlaviaCatena_22riJenWhite_FlaviaCatena_23ri

 

Freckles and flowers

The purity of youth, the candid beauty of flowers, and the perfection of the painted freckles make this beauty shoot one of my favourite work so far! Thanks a lot to my team, to the talented make up artist Micaela Congia, to the great hair stylist Giulia Piras and to the sweet model Bella Ford, from M+P Models, for helping me taking these honest, natural and romantic images!

©2019 Flavia Catena

BellaFord_Beaty_FlaviaCatena_02riBellaFord_Beaty_FlaviaCatena_01riBellaFord_Beaty_FlaviaCatena_07riBellaFord_Beauty_FlaviaCatena_07ri.jpgBellaFord_Beauty_FlaviaCatena_01riBellaFord_Beauty_FlaviaCatena_02riBellaFord_Beauty_FlaviaCatena_03riBellaFord_Beauty_FlaviaCatena_17riBellaFord_Beauty_FlaviaCatena_15riBellaFord_Beauty_FlaviaCatena_05riBellaFord_Beauty_FlaviaCatena_06ri

Leonie

“We cast a shadow on something wherever we stand, and it is no good moving from place to place to save things; because the shadow always follows. Choose a place where you won’t do harm – yes, choose a place where you won’t do very much harm, and stand in it for all you are worth, facing the sunshine.” E.M. Forster, A Room with a View

©2019 Flavia Catena

Leonie_FlaviaCatena_01riLeonie_FlaviaCatena_04riLeonie_FlaviaCatena_07riLeonie_FlaviaCatena_09riLeonie_FlaviaCatena_10riLeonie_FlaviaCatena_11riLeonie_FlaviaCatena_13riLeonie_FlaviaCatena_14riLeonie_FlaviaCatena_22riLeonie_FlaviaCatena_16riLeonie_FlaviaCatena_21riLeonie_FlaviaCatena_19ri

Spring is here! Elizabeth’s portraits

“It is spring again. The earth is like a child that knows poems by heart.” Rainer Maria Rilke

A selection of photos from a test shoot done in March with the lovely Elizabeth, a Canadian model who was in London for LindenStaub’s agency. We explored Holland Park whose trees and plants were showing their best colours and flowers with the arrival of the spring!

©2019 Flavia Catena

Elizabeth_FlaviaCatena_02riElizabeth_FlaviaCatena_01riElizabeth_FlaviaCatena_03riElizabeth_FlaviaCatena_04riElizabeth_FlaviaCatena_05riElizabeth_FlaviaCatena_06riElizabeth_FlaviaCatena_07riElizabeth_FlaviaCatena_08riElizabeth_FlaviaCatena_09riElizabeth_FlaviaCatena_12riElizabeth_FlaviaCatena_13riElizabeth_FlaviaCatena_14riElizabeth_FlaviaCatena_15riElizabeth_FlaviaCatena_16riElizabeth_FlaviaCatena_17ri

Hanna – Dancing in the light

I had the pleasure to work with Hanna Lyn Hughes again a few weeks ago, in Oxford. She is a very talented dancer and an amazing person and we spent a few great hours playing around a small black backdrop, some beautiful light, and a couple of dresses from Bianca Elgar’s collection (www.biancaelgar.com) and personal wardrobe. Happy with the result of our shoot, I’ll share these photos with you. Any favourites? Feel free to comment, and follow Hanna’s work on her Instagram: @hannalynhughes.

©2019 Flavia Catena

Hanna_FlaviaCatena_18Hanna_FlaviaCatena_20riHanna_FlaviaCatena_22riHanna_FlaviaCatena_21riHanna_FlaviaCatena_23riHanna_FlaviaCatena_24riHanna_FlaviaCatena_27riHanna_FlaviaCatena_07riHanna_FlaviaCatena_09Hanna_FlaviaCatena_11riHanna_FlaviaCatena_12ri